A 90 ANNI SI È SPENTO A MILANO L’ARTISTA E PREMIO NOBEL DARIO FO: UNA VITA SUL PALCOSCENICO IN DIFESA DEI DIRITTI E DEGLI OPPRESSI. SABATO IN PIAZZA DEL DUOMO LA CERIMONIA LAICA

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    A 90 anni, dopo alcuni giorni di ricovero per problemi respiratori, si è spento all’Ospedale sacco di Milano l’artista e Premio Nobel 1997 Dario Fo. “Il nostro Paese e il mondo intero perdono oggi un artista che per tutta la vita si è battuto contro l’affermazione secondo cui ’la cultura dominante è quella della classe dominante’ – scrive la famiglia e la compagnia teatrale di Fo, ringraziando tutti per l’affetto ricevuto in queste ore – Attraverso la sua intera opera, ha lavorato affinché le classi sociali che da secoli erano state costrette nell’ignoranza prendessero coscienza del fatto che è il popolo a essere depositario delle radici della propria cultura. Insieme all’adorata compagna Franca Rame – proseguono – ebbe il coraggio di allontanarsi dai circuiti teatrali ufficiali, che lui amava definire ’teatro borghese’, per portare i loro spettacoli in luoghi non convenzionali come fabbriche occupate, piazze, case del popolo e carceri. Quando si appassionava a una storia e a un personaggio per prima cosa conduceva un’inchiesta approfondita, per imparare lui stesso in modo da poter trasmettere agli altri. La sua figura – evidenziano la famiglia e la compagnia teatrale – si distingue in questo, Dario Fo non ha mai avuto bisogno dell’etichetta di ’intellettuale’, perché l’idea di cultura per la quale si è battuto non è né accademica né elitaria”. L’artista era rimasrto attivo fino all’ultimo: lo scorso 20 settembre scorso aveva presentato a Milano il suo ultimo libro ’Darwin’ dedicato al padre dell’evoluzionismo. Dal 5 agosto al 15 settembre scorso a Cesenatico, suo rifugio creativo, nel Palazzo del Turismo aveva esposto dipinti, opere grafiche, bassorilievi, sculture e pupazzi creati dall’artista e accompagnati da testi collegati al suo ultimo libro ’Darwin’. Nato a Sangiano, in provincia di Varese, il 24 marzo del 1926, aveva una personalità poliedrica: è stato autore teatrale, scenografo, scrittore, attore, regista, fine illustratore, amava dipingere e ha portato avanti questa sua passione fino agli ultimi giorni. Artista a tutto tondo, il giullare di ’Mistero Buffo’, forse la sua opera più importante, i testi teatrali (quasi un centinaio) se li scriveva, li recitava, li metteva in scena, produceva gli spettacoli, realizzava le scenografie e la regia. L’imponente produzione drammaturgica gli valse il Nobel, non senza polemiche, perché i rappresentanti della cultura italiana in quegli anni patrocinavano il poeta toscano Mario Luzi. Eppure l’Accademia di Svezia scelse Fo “perché, seguendo la tradizione dei giullari medievali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi”. Una motivazione forte per il giullare, figlio di Felice, capostazione, e Pina Rota, lontano dall’immaginare a cosa lo avrebbe portato la sua passione per gli affabulatori di paese, capaci di raccontare storie in maniera avvincente, fonti di ispirazione per le sue opere teatrali Dopo l’armistizio dell’8 settembre del ’43, Fo si arruola volontario nell’esercito della neonata Repubblica di Salò. Successivamente ammetterà questa scelta, spiegando di averlo fatto come “italiano” e non come “fascista” per non essere deportato in Germania. Dopo la fine della guerra l’artista si sposta a Milano dove studia all’Accademia di Brera e dove inizia a lavorare come autore di testi satirici per la Rai. Nel 1954 sposa Franca Rame con la quale si trasferisce a Roma, dove nasce il figlio Jacopo e dove la coppia fonda la Compagnia Dario Fo-Franca Rame. Nel 1962 la coppia conduce ’Canzonissima’ andando incontro alla censura della Rai dell’epoca, tanto che il 29 novembre di quell’anno una ’Signorina Buonasera’ annuncia agli italiani che Dario Fo e Franca Rame si sono ritirati da ’Canzonissima’. Da allora sono dovuti passare 15 anni prima di poter vedere il ritorno dell’attore e drammaturgo in televisione, nel 1977. Fo e Rame presentano il programma e sono anche autori dei testi: poi uno sketch sulle fabbriche, con protagonisti i lavoratori impiegati nell’edilizia, non piacciono alla Rai di allora, presieduta dallo scrittore Novello Papafava e guidata dall’amministratore delegato Marcello Rodinò di Miglione, fondatore con Don Sturzo del Partito Popolare Italiano. La coppia deve abbandonare la trasmissione. Nel 1968 Fo e Rame insieme a Massimo de Vita, Vittorio Franceschi e Nanni Ricordi fondano il gruppo teatrale ’Nuova Scena’ con l’obiettivo di riportare il teatro alle sue origini popolari e, nel 1969, va in scena a La Spezia per la prima volta ’Mistero Buffo’, opera che verrà pubblicata nel 1973 dalla casa editrice Bertani. Quelli sono gli anni della passione politica di Fo che si schiera con le organizzazioni extraparlamentari di sinistra, fonda il collettivo ’La Comune’ e cerca di stimolare il teatro di strada. Nel 1970 mette in scena ’Morte accidentale di un anarchico’, sulla morte di Giuseppe Pinelli, ambientata in una stanza della procura di Milano con protagonista il ’Matto’, figura che ricorre spesso nel teatro di Fo quando si affrontano verità scomode. Tra l’altro l’artista firmò una lettera aperta sul caso dell’anarchico Pinelli, pubblicata sull’’Espresso’ nel ’71. Il 1977 segna il ritorno di Fo in Rai con un programma dal titolo ’Il teatro di Dario Fo’ sulla seconda rete. Tra le pièce mandate in onda anche ’Mistero Buffo’ che attira le attenzioni del Vaticano e la dura reazione del cardinale Ugo Poletti per come nel testo venivano trattati temi religiosi e personaggi ecclesiastici. Altra grande passione di Fo è l’opera lirica dove si cimenta nella regia con un debutto al Teatro Ponchielli di Cremona nell’’Histoire du Soldat’ di Stravinskij con Claudio Abbado sul podio. Uno spettacolo impegnativo, con più di trenta mimi in scena che viene successivamente ripreso e allestito su altri palcoscenici italiani. Nel 1987 ad Amsterdam firma la regia del ’Barbiere di Siviglia’ di Gioacchino Rossini, musicista con cui Fo si confronta spesso approdando al Rossini Opera Festival di Pesaro nel 1994 con ’L’Italiana in Algeri’ e successivamente con ’Il viaggio a Reims’. Dopo il Nobel, Fo prosegue la sua intensa attività di drammaturgo seguendo le due strade parallele della commedia farsesca e del monologo sul modello di ’Mistero Buffo’. Nel 1999 viene insignito della laurea honoris causa dall’Università di Wolverhampton insieme a Franca Rame. Lo stesso fa nel 2005 la Sorbona di Parigi e nel 2006 la Sapienza di Roma. Nel 2013 muore la sua amata Franca. Ai funerali, prima di salutarla con un lungo ’Ciaoooooo!’, Fo pronuncia queste parole: “C’è una regola nel mondo dello spettacolo: quando è concluso non c’è bisogno che tu dica altra parola, saluta e pensa che quella gente, se tu l’hai accontentata nei sentimenti, nell’affetto e nel pensiero, ti sarà riconoscente”. La camera ardente sarà allestita al Piccolo Teatro Strehler di Milano e resterà aperta dalle 12 fino a mezzanotte. Riaprirà alle 8.30 di sabato fino al momento in cui il feretro verrà trasportato in Piazza Duomo per la cerimonia laica. Stando alle previsioni, sarà aperta dalle 15 di domani. Dal canto suo, l’assessore alla Cultura di Palazzo Marino Filippo Del Corno ha annunciato per sabato una “grande manifestazione pubblica”.